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Tabù e sensi di colpa.

Ci sono donne che, invece di esserne gratificate, sono addirittura infastidite dalla libido dei loro partner, quando questa si manifesta come particolarmente vivace e fantasiosa.

Ciò è dovuto al fatto – con tutta evidenza – che essa le costringerebbe, se fosse da loro condivisa, a fare i conti fino in fondo con l’educazione sessuale, più o meno repressiva, ricevuta da bambine, e con i tabù che ne sono conseguiti.

Cosa che, invece, non sono disposte a fare, perché smuoverebbe troppi equilibri che non vogliono mettere in discussione e scatenerebbe sensi di colpa per loro insopportabili.

Per cui preferiscono rincantucciarsi in una sessualità di routine anziché godere di una sessualità sfavillante ed effervescente che sarebbe del tutto alla loro portata.

Quello che ho appena scritto qui vale ovviamente (lo dico subito, ad evitare malintesi e prevedibili accuse di maschilismo) anche per l’altro sesso.

Vale cioè anche per molti uomini nei confronti delle “loro” donne, laddove queste manifestassero una sessualità particolarmente spigliata e disinvolta.

© Giovanni Lamagna

Legge e desiderio.

Tra la Legge e il desiderio esiste una oggettiva, direi addirittura ovvia, contrapposizione.

La Legge, per sua definizione, proibisce, vieta; il desiderio promuove, incentiva, consente.

E, però, nella loro essenza, l’una ha bisogno dell’altro e viceversa.

Se, infatti, la Legge proibisce qualsiasi desiderio, diventa tiranna, sadica, inutilmente repressiva.

Se il desiderio nega ogni legge (la Legge), cioè ogni limite, anche quello imposto dal “principio di realtà”, va fatalmente a sbattere.

Realizza non il piacere, a cui ogni desiderio aspira, ma la dissipazione e, quindi, la disintegrazione psichica (e, a volte, anche fisica) del soggetto desiderante.

© Giovanni Lamagna