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Perché si scrive?

Credo che il motivo principale per cui si scrivono libri (anzi il motivo per cui si scrive in generale) sia lo stesso per cui si mettono al mondo dei figli.

Il motivo è quello di lasciare tracce di sé, anche dopo che non ci saremo più.

È, quindi, in un certo senso, quello di combattere la morte, in qualche modo trascendendola.

La parola scritta, da questo punto di vista, ha una funzione enormemente superiore alla parola orale.

Perché “verba volant, scripta manent”.

© Giovanni Lamagna

Voglia di scrivere e paura di morire.

28 novembre 2015

Voglia di scrivere e paura di morire.

Sono convinto che ci sia uno stretto legame tra la voglia di scrivere e la paura di morire: la prima serve ad esorcizzare la seconda.

La voglia di scrivere è diversa dalla semplice voglia di parlare, raccontare e anche dalla particolare predisposizione alla narrazione.

Perché il parlare, il raccontare con la sola parola orale non lascia tracce, se non nella persona o nelle poche persone con cui capita di parlare.

Lo scrivere, invece, può lasciare una traccia indelebile. E a un pubblico, quello dei lettori, (almeno potenzialmente) molto più vasto di quanto possa essere un pubblico di ascoltatori.

Lo scrivere può rendere (in alcuni casi; anzi, a dire il vero, solo in pochi casi) addirittura immortali.

Perciò, a mio avviso, c’è un intimo nesso tra il desiderio di scrivere e il desiderio di lasciare una traccia di noi dopo la morte, di non morire dimenticati.

Quindi, tra voglia di scrivere e paura di morire.

Giovanni Lamagna