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La scrittura del diario

8 dicembre 2015

La scrittura del diario.

Scrivere il diario è, a mio avviso, un’ottima abitudine. Che prima si prende e meglio è.

Scrivere il diario equivale, infatti, a parlare con se stessi o, meglio, con l’Altro da sé. Per scrivere, infatti, bisogna pensare e per pensare bisogna parlare. Il diario, quindi, insegna a pensare e a parlare, prima ancora che a scrivere.

In questo modo il diario addestra a strutturare il proprio mondo interiore, a renderlo rigoglioso e abitato e non una landa deserta e triste, come spesso, in molti casi e per molte persone, è.

Scrivere il diario insegna inoltre a tollerare la solitudine, a non diventare troppo dipendenti dagli altri. Chi scrive (o ha scritto per una fase della sua vita) il diario è una persona mediamente più capace di reggere a momenti prolungati di solitudine rispetto a chi non lo scrive o non lo ha mai scritto.

La scrittura del diario insegna poi ad esprimersi per libere associazioni, senza sottoporre eccessivamente le proprie emozioni e i propri sentimenti al filtro preventivo del giudizio altrui. C’è, quindi, un qualcosa di terapeutico (autoterapeutico) in questo esercizio, specie per chi ha avuto un educazione molto severa e repressiva.

La scrittura del diario affina la propria autonomia di giudizio. Quando le idee maturano in solitudine, mettono radici profonde e sono in grado di reggere meglio all’urto delle critiche o anche del solo pensiero differente degli altri.

La scrittura del diario, infine, stimola a far venir fuori e a realizzare la propria vena creativa. Non è un caso che molti insigni scrittori, parallelamente alla loro produzione artistica pubblica, scrivevano, più o meno regolarmente, un diario privato.

Giovanni Lamagna