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Bisogna rinunciare all’Io?

3 settembre 2015

Bisogna rinunciare all’Io?

È una idiozia totale pretendere di rinunciare all’io, all’amor proprio, alla vanità e all’orgoglio; è impossibile superarli, e quando si crede di averli vinti, si cade in una serie di menzogne senza fine. L’io è incurabile. Non parliamone più. Non si guarisce dall’io.” (E, Cioran; “Quaderni 1957 – 1972”)

Commento:

Cioran, a mio avviso, fa parecchia confusione tra nozioni diverse. Ad esempio, accomuna l’Io all’amor proprio, alla vanità e all’orgoglio, come se fossero un tutt’uno indistinto. Cosa che per me non è.

Anch’io penso che sia “una idiozia totale pretendere di rinunciare all’io” (che io scriverei con la “i” maiuscola, “Io” alla Freud, insomma).

Rinunciare all’Io è una contraddizione in termini. Nel momento in cui pretendessi di rinunciare al mio Io, lo starei anche in quel momento affermando o riaffermando.

Altra cosa è rinunciare all’amor proprio, alla vanità e, perfino, all’orgoglio. L’Io, infatti, non si identifica affatto inevitabilmente con l’amor proprio e con la vanità, che più che l’Io esprimono una ipertrofia dell’Io.

Già l’orgoglio va considerato in una maniera diversa, perché c’è (starei per dire) un orgoglio sano e uno insano.

C’è l’orgoglio che tende a difendere le giuste prerogative dell’Io e della sua identità: ognuno di noi ha un suo orgoglio da difendere, che coincide sostanzialmente con la sua dignità e i suoi diritti di persona, di essere umano.

C’è invece un orgoglio che ci impedisce di ammettere e di riconoscere anche le debolezze e i difetti del nostro Io, i nostri sbagli, quando li commettiamo, perfino quando sono clamorosi e, addirittura, quando ne diventiamo consapevoli.

Il primo è, secondo me, sano, il secondo è insano.

Rivendicare il ruolo dell’Io e considerare un’idiozia la rinuncia ad esso equivale a considerare impossibile ogni superamento dell’amor proprio, della vanità e dell’orgoglio insano? Per me no!

Certo, forse, il superamento totale di essi è impossibile e una certa loro quota parte persisterà sempre in ognuno di noi, nonostante gli sforzi che possiamo fare per eliminarli.

Ma questo non vuol dire che essi facciano parte intrinseca e irrinunciabile dell’Io stesso.

Certo, non si guarisce (e, in fondo, non bisogna neanche provarci a guarire) dall’Io. Ma dalle manifestazioni della sua ipertrofia (vanità, superbia, narcisismo, egocentrismo, esibizionismo, guasconeria, orgoglio insano…) si può e (aggiungo) si dovrebbe provare a guarire.

Giovanni Lamagna